23 maggio 2019

Alpini al museo
in colonia, alla macchia e all'adunata

 

Per una strana legge del contrappasso mi ritrovo sempre gli Alpini in mezzo ai piedi, nato in terre alpine, ci sono ritornato a vivere recentemente. Inoltre per una beffa del destino qualche anno fa mi hanno chiamato ad allestire il Museo del 7° Reggimento Alpini, inaugurato nel 2007 a Villa Patt di Sedico, alle porte di Belluno.
Il secolo scorso quando si usava obbligare i giovani a far finta di combattere per 15 mesi, avevo rifiutato di partire col gli Alpini del 7°. Era il 1971, ma più di trentanni dopo, al Museo ho detto di sì, del resto per campare l'artista ha sempre fatto il cortigiano.

Quando mi hanno messo in mano l'archivio del Sacrario del reggimento, ho trovato di tutto, anche le prede belliche: armi e paramenti dei Ras abissini, ma anche ruberie provenienti all'invasione della Francia e del Tirolo del Sud.

Alpini contro Alpini

Purtroppo non ho trovato nulla sugli Alpini partigiani delle montagne, che hanno combattuto per due anni contro fascisti e tedeschi, e altri Alpini passati alle dipendenze dei nazisti; e niente ho trovato sugli Alpini IMI ridotti in schiavitù, la stragrande maggioranza che ha rifiutato di combattere con in nazisti.
Va bene fare il cortigiano, ma la storia è storia, e dei cent'anni circa di vita del 7°, quei due anni fondamentali andavano rappresentati. Così ho posto come condizione di inserire nel museo la scultura dell'Alpino partigiano con il parabello, il mitra Sten che scendeva col paracadute dal cielo con i lanci inglesi, e oggi mi pento di non aver imposto anche l'Alpino ridotto in schiavitù in Germania, di cui nessuno si è mai fregato, a cominciare dai famigliari.

L'Africa

L'archivio invece era pieno di documenti sull'epopea delle Dolomiti, ma gli Alpini non hanno cominciato a menar le mani sulle montagne di casa, ma sui 2000 m. degli altipiani abissini nelle guerre coloniali, appena dopo la fondazione del corpo. 
Lì hanno preso una sonora batosta ad Adua nel 1896. 
Nel 1911 si sono rifatti in Libia, grazie anche ai primi aerei da cui venivano lanciate bombe a mano sui ribelli beduini a dorso dei dromedari; naturalmente per dar man forte alle truppe alpine cammellate arrivarono anche i muli via mare. 
Poi nel 1936 finalmente viene conquistata l'Etiopia con la battaglia di Amba Aradan, senza neanche aver prima dichiarato guerra; l'aviazione nel frattempo si era evoluta, e dagli aerei venivano sganciate bombe al gas nervino, molto più efficaci. 
Grandi strateghi i generali criminali Badoglio e Graziani, tra le truppe alpine anche la famigerata Pusteria, che nel 1941 invaderà anche il Montenegro al seguito del generale Esposito, un altro criminale di guerra, che dopo l'8 settembre passerà tra le fila dei nazisti di Salò.
Tutte queste notizie le ho raccolte in loco, anche da Gian Luigi Valente Tzanchi (1929), un veterimnario originario di Cesuna che ha scritto un libro sulla guerra d'Africa.

Montenegro

E poi ho incontrato gli Alpini “rinsaviti”, sempre nel raggio di pochi km da casa mia; metà Alpini passati alla Resistenza provenivano dalla famigerata Pusteria, come il comandante “Spiridione”, Daniele Panozzo, del Dosso di Tresché Conca che addirittura in Montenegro operava nell'anti guerriglia contro i partigiani titini. Anche l'altro comandante “Vento”, Arturo Panozzo della Marchisera, era nella “Pusteria” con “Taffari”, Vittorio Valente Poi, che ha visto morire al suo fianco Beppino Dodese, Magnabosco Giuseppe dei Cavrari. Una guerra sporca quella degli Alpini in Montenegro, nel 1971 ho attraversato quelle fiere montagne, da Cattaro Kotor al lago di Scutari; in ogni paesino un monumento con una sfilza di nomi con sotto scritto “Italijanski fašisti”.
“Laggiù abbiamo fatto le stesse cose che poi i tedeschi hanno fatto qui da noi” (Vento)

Cristiano Dal Pozzo

E poi tutti hanno conosciuto Cristiano Dal Pozzo, il simpatico Alpino di Castelletto di Rotzo. 
una decina di anni fa quando lavoravo al Bostel, ci ho bevuto anche qualche ombretta insieme, era veramente simpatico. 
È morto a 102 anni, divenendo la mascotte delle adunate alpine dove veniva esposto senza ritegno in divisa coloniale tra politici in cerca di selfi e voti, che per un libico o un etiope è come vedere la divisa di un nazista. 
Lui non ha nessuna colpa con la vita tribolata che gli è toccata, a cominciare da tre anni quando nel 1916 ha lasciato il paese sotto le bombe. Ma avrei preferito vederlo con la divisa lacera da schiavo IMI, quella di una moltitudine di suoi commilitoni morti nell'anonimato; ma questo sarebbe troppo da chiedere agli altezzosi Alpini, dalle loro alte immacolate cime, senza memoria, difensori di Eroi e sacri confini della Patria.

“Ci riempivano la testa dicendoci che avremmo visto cose grandi e fondato un impero. Ma alla fine, ero partito povero e sono ritornato sconfitto. La guerra è sempre una cosa sporca, ma noi “coloniali” eravamo convinti di portare la tecnologia che avrebbe permesso lo sviluppo delle popolazioni indigene del Negus. Ci sbagliavamo!” (Cristiano dal Pozzo).

http://www.ecomuseograndeguerra.it/…/musei_e_rac…/museo.php…

 1 Alpino partigiano

1 Alpino partigiano

2 alpino del 7° demolice il confine doganale al Passo Tre Croci

2 alpino del 7° demolice il confine doganale al Passo Tre Croci

3 l'insegna doganale del Passo tre Croci, preda di guerra

3 l'insegna doganale del Passo tre Croci, preda di guerra

 

4 Alpino coloniale del 7°

4 Alpino coloniale del 7°

5 Amba Aradan

5 Amba Aradan

6 Cristiano dal Pozzo tra i politici all'Adunata

6 Cristiano dal Pozzo tra i politici all'Adunata

 7 Cristiano Dal Pozzo all'Adunata

7 Cristiano Dal Pozzo all'Adunata

8  Vento  Arturo Panozzo Birlo alla commemorazione del 25 aprile a tresché Cavrari

8 Vento Arturo Panozzo Birlo alla commemorazione del 25 aprile a tresché Cavrari

9 Museo del 7°

9 Museo del 7°