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L'antichissima strada comunale dei Mussati, della Busa del Paciuco o della Marchisera, collegava due frazioni di Roana, Cesuna e Cavrari (Treschè Cesuna) prima che nel 1922 fosse costruita la nuova strada che, eliminando il dislivello seguiva la ferrovia collegando Cesuna a Treschè Conca.

Dopo quella data la strada veniva usata per le attività agricole e dagli abitanti delle contrade più basse, i Traversi, i Bortoli, i Frigo Tzochela, I Panozzo Bireli.

I bambini di quelle famiglie salivano ogni mattina per recarsi alla scuola elementare di Cesuna; d'inverno portavano un “brazò de legne”: tenevano in braccio qualche ciocco di legna da portare al maestro per scaldare l'aula.

Dopo che il Bortoli, l'ultimo contadino della vicina azienda agricola, ha chiuso la stalla e l'attività, la strada è stata lentamente sommersa dal nocciolo e dal maggiociondolo jegano, dai rovi, dal pruno spinoso sleghe, e dalla rosa canina. Alberi minori fuori controllo, ultimi arrivati come extracomunitari a riempire antichi percorsi e praterie che nessuno più usa ed ha interesse a ripulire. Da anni nella stufa brucio maggiociondolo e nocciolo, altro che faggio e carpine!

Fra poco gli alberi entreranno nelle nostre case dalle finestre!

L'Altopiano sta esplodendo, la terra sotto ai nostri piedi sta esplodendo, urla, si lamenta; un corpo pulsante di arterie, sentieri, viottoli, si ribella, ci chiama. I loro nomi fantasiosi, antichi, misteriosi, di cui non conosciamo più il significato ci implorano, ci scongiurano di non essere consegnati all'oblio.


Un tempo erano parte del linguaggio quotidiano, lo riempivano, lo arricchivano, ci rendevano tutt'uno in modo consapevole con il paesaggio amico che ci circondava. 
Erano come le litanie che si recitavano in latino di cui non capivamo nulla ma che ci incutevano rispetto, e sapevamo appartenere ad un mondo lontano, quello delle nostre origini.
 Oggi non è più così, tra noi e il paesaggio la frattura sta diventando irreversibile, insanabile. Un paesaggio ed un contesto bellissimo che sta diventando sconosciuto agli stessi abitanti e, peggio ancora, non è reso accessibile ai turisti che sono quelli che contribuiscono al nostro benessere.
 Proprio nel momento in cui abbiamo più bisogno di questa rete di comunicazione, perché abbiamo bisogno di muoverci, di camminare a piedi, di respirare aria pura.

Ce lo dicono tutti: i dottori, gli psicologi, le mamme ai loro figli; “Spegni la tv, il computer, vai fuori!”. E pensare che un tempo le mamme stavano alle finestre a lungo a chiamare i figli perché ritornassero a casa per la cena! 
Abbiamo bisogno di ristabilire il contatto con le nostre origini, con i mostri ancestrali del nostro passato, nel senso che abbiamo bisogno di misurarci con il Cappuccetto Rosso che è dentro noi; entrare nel bosco, “andare a trovare la nonna”, misurarci con il lupo, o l'orso, che riempiono i toponimi di molti degli antichi sentieri e che così cattivi non erano.

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