Di recente sono tornati di moda i ponti, o meglio i ponti ci ricordano che gli anni passano anche per loro; oltre ai problemi strutturali i ponti mettono in evidenza anche i problemi esistenziali mai risolti di chi smette di passarci sopra e vuole scendere di sotto alla spicciolata.

Per il Ponte di Roana sembra che a breve verrà trovata la soluzione; in quello della Valgadena hanno provato ad installare un elastico per farti provare l'effetto che fa, con relativo recupero per farti recedere dall'insano gesto, ma non ha funzionato.

Il Ponte di Roana ha una storia abbastanza tribolata, le genti della riviera del sole non ne potevano più di farsela a piedi giù per l'Asstal e finalmente nel 17 luglio 1906 sono riuscite a passare di qua sul ponte con una travata metallica, ma ha durato poco.
I generali sostenuti dagli industriali, dai Savoia e da qualche intellettuale, nel maggio del 1915 avevano programmato di arrivare a Trento in due settimane demolendo prima mezza Val Sugana, ma avevano fatto male i calcoli e dopo un anno l'impero gli ha presentato il conto. 
In tutta fretta gli italiani han dovuto ritirarsi con le pive nel sacco al di qua del ponte facendo brillare la travata sul greto dell'Assa.

26 1   Primo ponte con travata metallica

Primo ponte con travata metallica

Nel 1923 il ponte è stato ricostruito, questa volta con tre campate di cemento armato e pietra poggianti sui monconi dei pilastri del primo ponte.
A inaugurarlo il 24 settembre 1924 è venuto l'allora capo del Governo Benito Mussolini.
Non si è fermato molto, il tempo inclemente gli ha dato modo di defilarsi in fretta evitando il brusio minaccioso della folla cimbra che aveva dei conti in sospeso con lui. 

26 2   Cantiere del secondo ponte

Cantiere del secondo ponte

Le grandi opere portano sempre del benessere alle popolazioni di montagna, ma poi tutto ritorna come prima. Molti altopianesi hanno lavorato nel cantiere del ponte, e altri salirono da varie parti del Veneto; i cognomi non autoctoni stanno spesso ad indicare questa origine.

Gianni Frigo invece proveniva da Canove e ha lavorato alla costruzione del primo ponte. Forse il soprannome Pontel gli viene da lì e distingue la famiglia dagli altri Frigo. Dopo la guerra i Frigo Pontel costruirono una casa sul rettilineo della Hobastat, la via Dante attuale. 

Antonio Valente era di Cesuna e ha lavorato nella ricostruzione del nuovo ponte come assistente tecnico dell'impresa Bianchi-Steiner & C. di Milano. L'impresa era subentrata già nel primo ponte per rimediare agli errori di una ditta locale. La cattiva gestione portò l'opera a triplicare il costo iniziale.
Finita la guerra Antonio Tonino Valente ha seguito l'impresa Bianchi nelle Colonie tra la Cirenaica e Bengasi. A Cesuna è rimasta una parte della famiglia a gestire l'elegante Bar Alla Stazione costruito nel 1908 grazie ai soldi spediti “a capeloi” da Chicago dal padre Paolo.
Il soprannome della famiglia per distinguersi dagli altri Valente di Cesuna è Tognete; deriva da Antonia Dalla Costa detta Togneta moglie di Paolo e da altre componenti la famiglia, tutte femmine, che a casa attendevano fratelli, mariti, padri e le rimesse alla posta.

26 3   Antonio Tonino Valente della Togneta, in posa sul cantiere del nuovo ponte assieme ai tecnici della ditta Bianchi Steiner

Antonio Tonino Valente della Togneta, in posa sul cantiere del nuovo ponte assieme ai tecnici della ditta Bianchi-Steiner

26 4   I due Ponti

 I due Ponti

 

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