An botta ista

An botta ista gabésta dar Ferragh C'era una volta il Ferragh. Alle inzòart! E' Veramenteb tutto finito

27 maggio 2019

 Tempo fa ho pubblicato questo post sul gruppo di Mobilità Dolce di cui sono uno dei gestori.
Vedo con pIacere che in questi giorni ha ripreso ad essere condiviso.
Uso spesso questa frase nell'antica lingua, parole che sentivo pronunciare da mio nonno Tönle Frigo Gossar di Canove; allora la vita mi portava verso altro e non ero interessato ad approfondire, oggi che ho più tempo lo posso fare: leggendo, scrivendo, lavorando nei campi, pulendo sentieri, stradine comunali e camminando. 
Ieri eravamo una trentina a percorrere i 16 km dell'Antica Strada che univa il piano al capoluogo dei Sette Comuni e a ripristinare un'antica pozza d'alpeggio.

Siccome qualcuno ha commentato in modo improprio il post ci tengo a fare alcune precisazioni.

1 – la foto di mia collezione ritrae la casa del Ferragh ante guerra 1916, di proprietà Baldin con affittuari i Rigoni Nappa. Recentemente è bruciata com'era prevedibile dato il degrado in cui era lasciata negli ultimi tempi. Altre case simili subiranno la stessa sorte, gran parte sopravvissute alla Grande Guerra. Ieri in contrà Coda ci siamo soffermati di fronte alla Casa Cimbra che è un po' l'emblema di questi edifici. Presto verrà installata una tabella a ricordare che la sua scomparsa non è dovuta alle bombe del 1916, ma alla scarsa sensibilità nella conservazione del patrimonio architettonico che persiste ben cento anni dopo quella catastrofe.

2 – So benissimo che la località viene chiamata Ferro, venetizzazione di Ferragh, una scheda è stata pubblicata dall'amico Andrea Cunico Jegary , perché a noi piace ricordare gli antichi toponimi, al costo di perderci nel groviglio della storia e nei labirinti delle interpretazioni. 
Come l'antico nome di Asiago, il Nemus Asillagi, il bosco sacro dei romani citato in un documento del 1200 che i coloni tedeschi hanno tedeschizzato in Sleghe.

3 – la prima citazione cimbra, che riprendo nel titolo di questo post proviene dalla raccolta di Fiabe Cimbre del Vecchio Jeckel che Aristide Baragiola ha raccolto in contrà Bosco a fine '800.
L'eclettico studioso, un “narrabondo” germanista, è ancora sconosciuto quassù, a breve verrà presentata la ristampa della sua pubblicazione del 1908 sull'architettura villereccia. All'interno dettagliate descrizioni e disegni su case, staccionate e tipologie architettoniche, che evidenziavano l'unicità dell'Altopiano rispetto all'intero arco alpino.

4 – la seconda citazione "Alle inzòart!" è ripresa dalla “Storia di Tönle” di Mario Rigoni Stern. 
Il vecchio pastore assiste all'incendio di Asiago durante il bombardamento. Mi sembrava calzare bene per l'occasione. Due signore discendenti delle famiglie Rendela e Nappa che in quella casa hanno vissuto, hanno pubblicato un articolo e un libricino sull'argomento.

5 – Per finire ieri abbiamo avuto il piacere di veder aperto il cancello che occludeva con un lucchetto la bellissima antica strada comunale di Roncalto, che abbiamo denominato Variante Vaister. Il tratto di un km circa, completamente recuperato e disboscato, ci evita di passare per la strada asfaltata di Roncalto, una contrada che non si può certo definire tra le più belle, con tutto il rispetto delle 800 mucche che vi pernottano vita natural durante in “stalle di concentramento a soluzione finale”. 
La grande pozza al centro della contrada è inquinata dai reflui di un'attigua stalla e non vede un bovino abbeverarsi da decenni.

6 – Il passa parola mediatico ha fatto sì che altri abusi sul sedime del percorso venissero rimossi.
Più avanti nel tratto dell'antica strada dei Tre Ferri, che percorrevo da adolescente tra Canove ed Asiago, prima che venisse costruita la zona artigianale, sono stati rimossi gli alberelli piantati da un privato nel sedime della strada per estendere il proprio giardino. 
Una pessima abitudine che si è radicata quassù quella di usare le antiche strade comunali e vicinali come discariche o peggio per impossessarsene.

 

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