31 maggio 2019

Saliti dalla val di Maso e superato il passo dello Zovo, il Joch della Costelaba, il giogo che ci apre la vista sull'Altopiano, si scende in breve alla chiesa di Cesuna.
Sulla sinistra scendendo si trova una grande cavità, il Tampar Loch, un tipico anfratto carsico attorno al quale dentro un recinto sono accolti ogni sorta di animali da cortile; tra questi primeggiano per ovvi motivi un gruppo di pavoni; la loro bellezza stride con il loro sinistro paululare, un suono acuto e sgradevole che espandono nel circondario.

1 Il maestro Fernando Valente Noè

Il maestro Fernando Valente Noè

Luigi Meneghello
Il luogo, meglio conosciuto come il Buco di Cesuna, è stato l'ossessione del piccolo Gigi, Luigi Meneghello, che nella sua infanzia negli anni '20 veniva in vacanza a Cesuna.
Il famoso scrittore di “Libera non a Malo” lo descrive nelle prime pagine di “Pomo Pero” del 1974

“ero eccitatissimo per la vicinanza del mostruoso buco di Cesuna”.


Una paura che avrà modo di superare, non senza qualche rischio, vent'anni dopo sul monte Colombara, quando è riuscito a salvarsi da un rastrellamento nazifascista infilandosi in una cavità simile.

2 I pavoni di Fernando

I pavoni di Fernando

Don Andrea
Ma quassù quel buco è sempre stata un'ossessione, anche per i paesani fomentati da don Andrea Grandotto. Il mitico parroco del paese, con fama di esorcista, per incutere timore nei parrocchiani distratti dal nascente socialismo, raccontava che nelle cavità carsiche finivano i miscredenti, gli atei e i bestemmiatori. 
Sepolti nel vecchio cimitero sovrastante la chiesa sul Panoccio, proprio di fronte all'orrido, essi non riuscivano a trovare pace, tanto che da lassù di notte si udivano provenire rumori e lamenti strazianti. La cosa veniva risolta con delle misteriose processioni notturne; le anime inquiete venivano riesumate e traslate nottetempo al lume di candela nel più lontano Jacominarloche, tra i fitti boschi della Bassa dove quei lugubri lamenti non avrebbero disturbato il sonno ai paesani.

3 Giovanni Valente Por

Giovanni Valente Por

Il Por
Chi ha avuto tutt'altro rapporto col Buco di Cesuna è stato Giovanni Valente detto il Por, un altro personaggio mitico del paese che, in tarda età nel 1908, aveva partecipato alla costruzione del ponte sul Ghelpach; per le sue spiccate capacità ingegneristiche qualcuno ne attribuisce ancora la paternità chiamandolo Ponte del Por. Personaggio geniale e inquieto, il Por ha acquistato maggior fama in paese per aver costruito la sua casa col tetto piatto allo scopo di farci salire la capra a pascolare, dopo averlo opportunamente ricoperto di terra. 
Uomo poco incline alle superstizioni e amante delle sfide, negli ultimi anni di vita si è dedicato a coltivare il terreno circostante il Tampar Loch, e con il suo spiccato senso pratico, e un po' di fissazione, si era messo in testa di tappare la voragine per farne un orto da coltivare. Tante furono le carriole di terra e sassi che ha rovesciato laggiù, ma finì col passare a miglior vita prima di veder conclusa l'opera.

Il Noè
Il maestro in pensione Fernando Valente è l'appassionato amante degli animali da cortile che giornalmente accudisce con grande cura; proviene dai due rami dei Valente, i Bullo e i Gianela, entrambe famiglie molto legate alla terra, all'allevamento di ovini e tori da monta. Il suo soprannome non poteva che essere Noè.

 

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