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Giovanni Forte a Barricata di Marcesina, 1948. Ph: Sandro Brazzale

 

NININ NELLA DIASPORA

Giovanni Forte Sceran era figlio della diaspora, la più grande tragedia vissuta dalle nostre genti; concepito nella primavera del '16, era nato “in viaggio” nell'autunno successivo, sradicato dalla terra “promessa” dei padri.
La stessa storia di mia madre nata nel luglio del '16 nella pedemontana.

Al rientro dal profugato, quello che vide Ninin si stampò nel suo dna e divenne la sua missione.
È come se il bambino, che sentì a lungo aleggiare la tragedia in famiglia e finalmente la vide al rientro, avesse deciso di chiudere gli occhi, rimanere bambino per sempre e immaginare, riaprendoli solo per gli altri perché ricordassero.
Negli ultimi quadri si riconoscono dei dettagli dell'Asiago perduta, ma anche dell'intero Altopiano, mai visti, che Giovanni Forte reinventa dalle foto di Cristiano Bonomo.

Ecco un altro passo ricavato dalla bella biografia di “Montagne e Verità” raccolta dal prof. Sergio Bonato dalla viva voce di Forte Sceran:

«Per capire e gustare la sua pittura, è necessario conoscere la natura e la storia di questo pezzo di montagna prealpina. Giovanni Forte con la sua opera, ci rivela che la bellezza e la verità si possono raggiungere attraverso una cultura particolare, una esperienza locale, radicata in un dato territorio, quando questa è fatta con apertura di intelligenza e di cuore»

Tutto questo lo abbiamo potuto ammirare nella bella mostra al Museo delle Carceri nel 2009, grazie anche al bellissimo allestimento curato dall'amico Antonio Busellato.

Giorgio Spiller