Le sale d'aspetto dei medici di base, degli ospedali per esami e visite specialistiche, le lunghe degenze, sono degli ottimi punti di osservazione sul mondo che ci circonda. Nel mio caso poi, essendomi dedicato negli ultimi anni a raccogliere memorie, questi luoghi pieni di umanità diventano punti privilegiati per ascoltare e fissare dati sulle generazioni che mi hanno preceduto, e non solo. 

Una mia recente escursione esplorativa sulle cenge del Cornone, una zona impervia del Canal della Brenta tra Valstagna e Foza, si è conclusa in modo imprevisto all'ospedale nel reparto di Unità Coronarica. Queste situazioni di estremo disagio, ci concedono anche momenti di benefica lentezza in un confronto interclassista con l'altro, il nostro vicino di letto.

Filo a sbalzo, il taciturno

Il primo che mi sono trovato al fianco è stato un pensionato sessantenne dall'aspetto ancora prestante, se ne stava sempre taciturno e proveniva dal versante opposto della valle dove mi ero trovato in difficoltà. In realtà il suo era un disagio nel parlare causato dall'handicap che gli offuscava il futuro; se a me il malessere si è presentato dopo tre ore di salita su un erto sentiero, a lui è toccato alla fine di una discesa, dopo aver trascinato all'antica maniera un carico di legna con lo slitto giù per una "menaoro", tipico sentiero da strozzo legname.
A quel punto parlando lo stesso linguaggio e acquistata la sua fiducia ne è seguita una dettagliata descrizione di come, a cavallo degli anni '60, venivano installati i fili a sbalzo per far scendere il legnatico dal sovrastante Grappa; una descrizione condita con una terminologia consegnata ormai al dimenticatoio.
Se il filo risparmiava la fatica di far scendere le “carghe” di legna o fieno a spalle, con lo slitto o col mulo, l'installazione della matassa d'acciaio di più quintali, suddivisa in matasse più piccole, comportava uno sforzo notevole per essere portata in quota, installata e messa in trazione alla base su bobine di legno; la giusta tensione si otteneva ruotando lentamente il tutto con sbarre d'acciaio, lunghi scalpelli da mina di recupero della Grande Guerra. Il tutto ovviamente cuore e coronarie permettendo.

Giara e giarin, l'egocentrico

Salutato l'uomo dello slitto rientrato sull'argine della Brenta con il suo bagaglio di pillole, nel letto al mio fianco si è installato l'uomo della ruspa, un tipico campione di veneto pedemontano passato dal mungere le mucche nella stalla a guidare camion attraverso mezza Europa e ruspe nei cantieri stradali, l'ultimo tra rotonde, svincoli e passanti della vicina Babele pedemontana veneta; il suo cruccio era aver lasciato il camion ancora caldo nel cantiere, non riusciva a capacitarsi che con il braccio offeso non ci sarebbe più potuto salire.
In modo monotematico e ossessivo mi parlava solo del suo lavoro, non dimostrava nessun interesse per l'occasionale interlocutore, chi io fossi e cosa facessi, meglio così sarebbe stato imbarazzante spiegarglielo.
Appena riuscivo a defilarmi in corridoio si fissava con l'infermiera, l'inserviente e chiunque altro gli passasse a tiro; i suoi argomenti erano giara, giarin e cemento con grande competenza e con tutto quello che l'oro delle cave si porta dietro, tra appalti e monopoli delle imprese campane. Argomenti interessantissimi che toccavano tasti dolenti degli sprechi pubblici del passato sempre dietro l'angolo.
Dopo qualche giorno si è rassegnato all'evidenza della cartella clinica; allora i suoi futuri interessi si sono rivolti alla pizzeria nella quale aveva investito e che si stava liberando dall'affittuario. Avrebbe rilanciato il locale proponendo solo soppresse, salumi vari e formaggi rigorosamente di qualità, con scarso accumulo di immondizia fatta di sole cotiche e scorze e con costi di gestione dimezzati.
La notizia della dimissione ci è giunta contemporaneamente; l'egocentrico ruspista era tutto contento perché sarebbe riuscito a fare un salto alla fiera di Bassano per mangiarsi un bel panino con la porchetta, cuore e pillole permettendo.
Anch'io avevo modo di gioire, avevo oramai dato per perso il biglietto acquistato per "Oedipus" di Bob Wilson; ho avuto giusto il tempo di passare da casa e scendere al Teatro Olimpico di Vicenza, pillole e tragedia permettendo.

37 1 Cuore verde 1

Cuore verde 

37 2 mappa

Monte Cornone

37 3 Oedipus

Oedipus

 

 

 

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