Case Zocchi
tra Alpini, Lupi e Vacche
8 dicembre 2018
Case Zocchi, In rosso l'edificio coperto dalle stalle e dalla concimaia dei Brustoli
L'ultimo post lo avevo dedicato agli Alpini grazie ad una cartolina che un ufficiale del 6° di stanza a Bassano aveva inviato alla morosa alla conclusione delle manovre militari del 1903.
Nella cartolina si vede la lunga casa di contrà Zocchi che, tra Asiago e Gallio, domina la piana centrale dell'Altopiano. Questo edificio però ha poco a che fare con gli Alpini, quello che viene definito il loro calvario si è consumato più a nord e si vede nel fondale della foto; non a caso le pendici orientali del Monte Colombara, che si vedono sulla sinistra della Val di Nos, nella carta IGM sono denominate “Assalto degli Alpini”. Sullo sfondo a chiudere l'orizzonte la caratteristica forma appuntita di cima Caldiera, che con lo Zebio e la Colombara rientra nel mattatoio dell'estate '17; il vallone sottostante che la divide dall'Ortigara ha visto la disastrosa rotta degli Alpini tra i gas asfissianti.
L'antico capitello
I Lupi di Toscana
Nonostante l'inutile sacrificio degli Alpini sono stati i Fanti a subire in Altopiano un maggior numero di caduti: tra questi un Plotone di Fanti del 78° Rgm. della Brigata «Lupi di Toscana», guidati dal diciannovenne tenente Orfeo Lucchini.
Era la notte del 10 -11 novembre 1917. Per resistere all'assalto si annidarono dietro Case Zocchi e il vicino capitello che si vede nella foto e che verrà distrutto.
Resistettero in condizioni disperate, di 25 che erano sopravvissero in 3.
Nel 1965 il Capitano Lucchini ritornato lassù ha fatto erigere un tempietto votivo per tramandare la memoria dei compagni caduti e dei Lupi di Toscana.
Capitello dei Lupi di Toscana
Fino agli anni '60 del secolo scorso la grande casa era abitata da più famiglie di agricoltori, 35 persone contro le cinque di oggi.
Un tipico edificio cimbro allungato come quelli dei Mosele e dei Micheloni, vi abitavano sette nuclei famigliari: primi dal lato del capitello i Carli Chiun o Brustol, dal bisnonno che si è addormentato un po' brillo finendo dentro le braci con la testa e uscendone tutto abbrustolito; dopo la famiglia di Giovanni Stella detto Steletta, guardia comunale e la moglie Nappa; poi i fratelli Attilio e Menego Stella "Cesa", Bepi Carli "della Stivaleta", Giacomo Stella "Teli Buldi" e per ultimo sul lato nord Vittorio Lingia, un po' defilato sia nella posizione che nella stile di vita.
Rimangono oggi i fratelli Brustoli, Giacomino e Renato Carli, la grande concimaia non fa mistero della loro attività di allevatori di mucche. Ogni anno per quattro mesi la loro stalla si svuota e gli umili bovini vengono transumati nei pascoli della mia famiglia giù in Kugola; mi fanno compagnia nelle lunghe giornate estive arricchendo i terreni e preservandoli dall'inevitabile degrado.
Renato Carli Brustoli, a Cesuna durante il ripristinio della pozza della Kugola