Qualche anno fa, molti anni fa, per i capricci del caso, l'unica cosa certa su cui possiamo contare nella vita, ma allora non lo sapevo, finii in prima pagina su tutti i giornali.
Colpa della mia caparbietà e dell'indomito senso di giustizia che mi era stato trasmesso in famiglia.
Mi era stato intimato di pagare una multa di 20.000 £ per atti contrari alla pubblica decenza; un'ammenda che viene commutata a chi viene sorpreso a pisciare sulla pubblica via o, come più spesso accade ai giorni nostri, sul bordo autostradale.
Non avevo fatto nulla di simile, mi rifiutai di pagare. Le impiegate del tribunale non la presero bene; consideravano che con una cifra così irrisoria avrei evitato conseguenze molto gravi, e dissero: “I te mete in prexon e i buta via la ciave”.
Il resto è risaputo, il caso mi mise davanti il giudice Pietro Pisani, un nobiluomo veneziano di antico lignaggio che, oltre a cancellare ogni dubbio sulla mia totale innocenza, mi fece anche i complimenti; sul resoconto processuale scrisse una delle più belle critiche d'arte, che uno strampalato artista com'ero io, aduso al teatro di strada, e ad operare in ambiti non convenzionali, potesse immaginare.
Il giorno dopo mi recai negli uffici del tribunale per la restituzione di una parte del corpo di reato, quella superiore: trovai le stesse impiegate dell'altra volta, ma questa volta in evidente imbarazzo. Mi chiesero se volevo controllare “lo stato delle condizioni del corpo di reato”.
La domanda mi prese alla sprovvista, non me l'aspettavo, e decisi di prendere tempo prima di rispondere, non volevo infierire troppo su di loro mettendo a nudo il corpo del reato. Nel frattempo mi misi ad accarezzare con fare pensieroso il pacco, come una chiromante la sfera magica. Dopo un po' uscii dal mio stato ipnotico e dissi che la riconoscevo e che non serviva aprire il pacco.
Alla fine del verbale di restituzione feci inserire:
« Il sig. Spiller rinuncia alla verifica dello stato delle condizioni del corpo di reato riconoscendolo tuttavia per la sua forma».