Venezia è sempre stata una città più immaginata, descritta e dipinta, che vista. La sua fama di città “laica”, nell'immaginario collettivo, non temeva la concorrenza di città sedimentate dalla religione come la Santa Gerusalemme e Roma Caput Mundi.
Anch'io ho avuto modo di immaginarla prima di “possederla” per quarant'anni. Non attraverso i soporiferi intervalli televisivi in bianco e nero nella TV dei ragazzi del bar del paese, ma con gli ultimi spettacoli della Compagnia di Marionette dei Lazzarini che, nella Sala Regina, rappresentavano commedie, opere e drammi, in gran parte ambientati a Venezia.
Spettacoli che ci riconducevano agli oscuri anni del Medio Evo, dove nelle piazze italiane, e nei palazzi dei nobili, nasceva la Commedia dell'Arte all'origine del teatro moderno.
In realtà la “Bella Venezia” l'avevo conosciuta indirettamente anche attraverso un richiamo che le mamme rivolgevano alle figlie: “Sta 'tenta a non far vedare la Bella Venessia!”. La singolare espressione veniva usata per redarguire le figlie che si sedessero composte in pubblico.
Ma questa è un'altra storia...