La Contessa
Quando nel 1889 la contessa Elisabetta Michiel, vedova del nobiluomo Giovanni Battista Giustinian, passò a miglior vita, lasciò i suoi beni ad una fondazione veneziana perché aprisse un cronicario, l'attuale ospedale Giustinian nell'ex convento di Ognissanti a Dorsoduro, e l'asilio d'infanzia al Rio Terà dei Pensieri, confinante con le Carceri di Santa Maria Maggiore.
Ma col tempo si sa che i lasciti vengono depauperati e travisati dal Comune; così i bellissimi spazi dell'Asilo vennero in parte destinati ad altri usi costringendo l'asilo a fare i salti per quadrare i bilanci.
La Duchessa
Dieci anni dopo, nel 1899, moriva a Venezia un'altra grande mecenate, la duchessa Felicita Bevilacqua La Masa. In questo caso la passionaria duchessa, già sulle barricate della Repubblica Romana, volle lasciare tutto ad una Fondazione che si occupasse di promuovere i giovani artisti; tra i suoi beni il Palazzo Pesaro, attuale Museo d'Arte Moderna, Palazzo Carminati, dove all'ultimo piano ci sono gli studi degli artisti e la prestigiosa sede di Cà Giustinian in prossimità di San Marco, con la galleria di Bocca di Piazza.
Inutile dire che ai giovani artisti è rimasto ben poco.
La Marchesa
Di tutt'altro genere la Marchesa Luisa Casati Stampa di Soncino (1881-1957).
Lei i sui beni li ha tutti scialacquati attorniandosi di artisti e del bel mondo dell'arte, tra il palazzo Venier dei Leoni alla Salute e i palazzi di Roma e Parigi. La Divina Marchesa si proponeva come opera d'arte vivente e in effetti lo fu. Alla sua corte tutti i grandi artisti la ritrassero, ma venne dimenticata, e il Palazzo Venier è tutt'oggi ricordato come la casa-museo di Peggy Guggenaim e dei suoi pechinesi, mentre Luisa si faceva vedere in giro per Venezia con un ghepardo. Un po' di giustizia alla Divina è stata fatta con la bellissima mostra di Palazzo Fortuny dell'anno scorso.
Peggy
Anche Peggy Guggenheim (1898-1979) si era sempre circondata dei migliori artisti dell'epoca; mariti cattivi come Max Ernst, e amanti buoni come Marcel Duchamp. Soprattutto grazie ai consigli di quest'ultimo, a Parigi, nell'imminenza dell'arrivo dei nazisti, è stata indirizzata negli studi giusti. Così ha fatto la sua fortuna acquistando per quattro soldi le migliori opere dell'epoca.
Durante il periodo dell'Accademia sono andato a trovarla e, mentre il cameriere ci versava il te nella sala africana-cubista, mi facevo raccontare di Dadà e Surrealismo, le mie passioni di giovane artista. A quell'epoca Peggy era molto amareggiata perché non riusciva a collocare la sua collezione al Comune di Venezia. Poi come si sa la collezione è stata incamerata dagli odiati parenti americani che lei ha sempre dimostrato di non apprezzare.