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Gli osti di Cesuna e Treschè Conca
e i preti dell'Altopiano accusati di alto tradimento della patria.

«Passata la festa, gabbato lo Santo!»

Sembra che sia passato il Centenario, ma è difficile crederci, dato il successo che riscuotono i siti, i gruppi dedicati a ferraglia, granate, trincee e visibilità a generali criminali... e musei, uno per paese. Nel 2015 a Cesuna è stato organizzato un convegno "Letteratura e Grande Guerra", nulla da dire sulla qualità degli autorevoli relatori e degli argomenti trattati: Lussu, Stuparich, D'Annunzio, Hemingway...
Ma proprio di fronte alla sede dove si è tenuto il convegno c'è la chiesa di don Andrea Grandotto, un monumento per la storia dell'Altopiano, non solo per Cesuna di cui ha retto la parrocchia per mezzo secolo, ma per la storia delle nostre genti e delle umiliazioni a cui sono state sottoposte durante quei quattro anni.
Nessuno dei tanti musei di guerra ha dedicato spazio a questo “fastidioso” aspetto.

Don Andrea

Don Andrea Grandotto nella Cronaca parrocchiale di Cesuna, ha lasciato una bellissima memoria da quei tragici avvenimenti, proseguita poi in tempo di pace fino al 1937, morirà nel 1938.
La prima parte del libro, fino al rientro a Cesuna dopo la prigionia e l'internamento al Sud, è stata pubblicata negli anni '80 dall'istituto di Cultura Cimbra per volere del compianto don Pierantonio Gios.
La seconda parte è stata da me scansionata assieme alla totalità delle pagine, e trascritta per la parte inedita.

Gli osti

Lucia Panozzo e Cristiano Spiller erano due osti, rispettivamente di Treschè Conca e Cesuna; probabilmente non vedevano di buon occhio quella guerra di aggressione al Trentino, forse erano solo pacifisti come la totalità del popolo a quei tempi, sia quelli che stavano a ridosso del confine, sia i cafoni e i contadini delle sperdute montagne e isole del Sud.
Ma forse avevano solo la colpa di gestire dei locali pubblici, come altri compaesani, maestri e tre preti, che con don Andrea gestivano le anime di Cesuna, Canove e Camporovere.
Di Cristiano Spiller, fratello di mio nonno, col quale gestiva l'osteria in piazza a Cesuna “F.lli Spiller”, ho già scritto e continuerò a farlo; lui è morto alla vigilia di Natale 1918, appena ritornato dall'internamento e riunito alla famiglia profuga a Campiglia dei Berici.
Di Lucia Panozzo, che gestiva un'osteria a Treschè Conca, non si sa nulla, né dove sia morta, né il nome dell'osteria, ma sappiamo tutto dei fratelli Stuparich, e una montagna vergognosa di balle sui Granatieri del Cengio.
A seguire la struggente testimonianza di don Grandotto al rientro in Altopiano dopo l'internamento

Alto tradimento della Patria

Dopo aver omaggiato la Beata Bonomo tra le rovine di Asiago, Don Andrea Grandotto fa una capatina alle memorabili carceri di Asiago...
«.... Stavolta però senza gli angioli custodi, senza ombre opprimenti, senza visite minuziose di custodi, senza l'incubo di restare rinchiuso.
Portoni e porte non solo sono aperte, ma […] scomparse. Il fabbricato colpito in più parti; la cinta muraria del cortile perforata così che a piedi facilmente la si valica. La stanza del custode prima di […] l'interno più o meno sossopra. 
Nota: Qui era Don Leonildo Berto, nell'altro stanzone Don Vezzaro Pietro, con compagni di sventura dei quali mancano ai vivi SPILLER CRISTIANO di Cesuna e PANOZZO LUCIA di Treschè Conca. 
La sala per cui si ascende alla deliziosa stanzetta che custodiva don Andrea Grandotto, è abbastanza in buono stato... 
...Le pareti di quella stanza ancora possono essere testimoni di una lacrima, momentanea sì, ma spremuta dal dolore di sapersi divelto dalla madre, dalla sorella, dai parrocchiani sotto l'accusa di alto tradimento della patria!»

Cronistoria, pag. 296-297

 

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