2013
Da giovane a Mario Rigoni Stern preferivo Luigi Meneghello perché mi faceva ridere, nelle pagine di MRS mi mancava il senso dell’ironia-autoironia Meneghelliana.
Con l’età, ora che sono tornato a vivere in Altopiano, non mi vergogno a dire che leggendo MRS Stern mi viene spesso da piangere, un pianto che ha un valore terapeutico; in fondo tra pianto e riso non c’è molta differenza, sono entrambe reazioni benefiche all’irrigidimento facciale.
Comunque MRS mi aiuta a sopravvivere in questo Altopiano che sta diventando una grande periferia diffusa: un territorio che unisce il rumore assordante dei capannoni della pianura sottostante al silenzio assordante dei condomini vuoti altopianesi.
Weidmanns Heil !
Mario Rigoni Stern, nell’autunno del 1944 si trovava internato come prigioniero sulle montagne della Stiria. Un giorno arrivano nel campo di concentramento degli austriaci anziani vestiti da cacciatori a chiedere in prestito dei prigionieri per una battuta di caccia; era la vigilia d S. Uberto, il giorno dedicato alla caccia al cervo. Gli uomini erano tutti al fronte e mancavano dei portatori per coadiuvare gli anziani cacciatori; praticamente MRS e altri due commilitoni, per un giorno vengono presi in subappalto dando la parola che non sarebbero fuggiti. MRS diviene prigioniero dei cacciatori.
La battuta si svolge come previsto, secondo gli antichi riti venatori i prigionieri-portatori vengono trattati umanamente, addirittura mangiano pane e lardo; al rientro nel campo a MRS gli sembra di aver vissuto un sogno. Un sogno che verrà smentito il giorno dopo quando i prigionieri alla mensa del campo si troveranno a mangiare la carne del cervo offerta dai cacciatori i quali si accontenteranno di tenersi il trofeo delle corna.Quando ho letto questo breve racconto ero disteso sul divano, man mano che proseguivo nella lettura veniva spesso nominato il grido ben augurante “Weidmanns Heil!” con cui i cacciatori dal mattino alla sera si augurano una buona caccia. Questa strana incomprensibile parola mi rodeva nella testa, mi ricordava qualcosa. All’improvviso mi alzo di scatto, mi giro, e vedo questa coppia di cervi ricamati sul cuscino su cui ero appoggiato, con la scritta ben augurante.
Avevo comperato il cuscino al mercatino dell’antiquariato assieme ad altre cose di sapore montano e non avevo mai fatto caso a questa scritta.
Inutile dire che l’emozione fu grande e piansi come un vitello sul cuscino, pardon come un cervo, come direbbe Meneghello.
Weimanns Heil !