San Nicolò di Myra, o San Nicola di Bari, o quello di tutte le Russie, è stato un vescovo e un vagabondo borderline come tanti altri santi dell'epoca. La sua fama ha attraversato tutti i mari, e giunto a Venezia, neanche il tempo di sbarcare, ha avuto subito successo: alle porte della città senza porte, si è installato a San Nicoleto del Lido.
Lì si dice che riposino le sue spoglie, ma i Baresi non sono d'accordo, e recentemente si sono aggiunti i turchi, sostenendo che le spoglie non si sono mai mosse dall'antica Myra.
Ma c'è un'altra ipotesi:
"An botta ista gabésta San Nikolaus"
“C'era una volta san Nicolò”, una storia che riempiva le lunghe sere invernali nei casoni aggrappati alle pareti a strapiombo sul fiume. A raccontarla nell'antica lingua erano gli ultimi zattieri di Valstagna, che scendevano sulla Brenta fino a Venezia.
Sembra che il Santo, lasciate le Bocche di Porto che guardano a oriente, si sia diretto dalla parte opposta della laguna, nelle isole di Dorsoduro, che guardano la terra ferma e le montagne che la sovrastano a nord; lì fondò la chiesa di San Nicolò dei Mendicoli, che in seguito diventerà la sede dei Nicoloti, prevalentemente pescatori, acerrimi nemici degli arsenalotti Castellani.
Lì Nicolò passava il tempo ad ammirare le montagne che si vedono in lontananza, di così belle non ne aveva mai viste prima.
Su quelle isole di pescatori approdavano le zattere che scendevano per la Brenta, e il Santo subito solidarizzò con i menadas, i conduttori che lungo i fiumi, tenendosi saldamente in piedi con scarpe chiodate sulle menade di tronchi e zattere, portavano ogni sorta di materiali.
Smontate le loro precarie imbarcazioni, venduti i preziosi tronchi con cui le avevano costruite, i sacchi di carbone, i formaggi, le botti di vino, la lana, a volte anche pesanti macine da mulino, riprendevano a ritroso a risalire il fiume a piedi lungo l'argine; con loro portavano solo l'anger, l'estremità metallica del rampino con cui si destreggiavano nelle rapide. Erano tutti rudi montanari e a Nicolò piacquero molto. Da loro si faceva elencare i nomi delle montagne con dovizia di particolari, e raccontare delle candide nevi che ricoprivano i loro lunghi inverni.
Gente così non ne aveva mai conosciuta per mare, e un giorno decise di lasciare tutto e risalire con loro a piedi il fiume verso le montagne, senza dimenticare di seminare qualche chiesa e capitello qua e là lungo gli argini.
Quando il fiume si infilò tra le montagne, Nicolò non s'intimorì e decise di proseguire con i suoi nuovi adepti che nel frattempo erano sempre più numerosi.
A Valstagna venne accolto come un Messia e gli dedicarono subito una Confraternita, quella degli zattieri, tutt'ora esistente.
Ormai vecchio con una lunga barba bianca, non volle sedersi sugli allori e riprese il viaggio; dal mal di mare era passato al mal di montagna, dalle basiliche era passato a chiese e oratori. Ora voleva giungere all'origine, alle sorgente della sua fede.
Percorse a ritroso tutti i torrenti che alimentavano la Brenta, fino ai più piccoli rigagnoli: la Frenzela tra Foza e Sasso, la Valgadena, il Tesino, il Cismon fin sul Primiero e il Vanoi.
Da lì avrebbe innalzato solo piccoli capitelli ed edicole, ma poi neanche più quelli, solo piccole piramidi di sassi, anonimi omini di pietra, i menle, ad indicare chissà quali percorsi.
La Montagna, l'Alpe, di per sé è già un grande Tempio innalzato alla divinità che ognuno vorrà scegliere. Da allora si sono perse le sue tracce.
Ma qualcuno sostiene che la passione per le montagne e soprattutto le nevi incontaminate e i ghiacciai perenni, lo abbiano condotto sempre più a nord, in prossimità del Polo. Lassù il vescovo della Licia, al tempo in cui la religione dei cristiani era quella degli ultimi, si è fuso con la cultura pagana divenendo tutt'uno con l'errante Odino. Circondatosi di renne, capre, altri cervidi, e uno stuolo di collaboratori, alla guida di slitte volanti, le stesse che aveva visto scendere per gli impervi menaori, calà e calaore della Valle Stagna, addestrati nelle consegne porta a porta, da Santa Claus si
è trasformato in Babbo Natale, consegnando doni per le gole dei camini, di cammino in camino, nelle case dei bambini di mezzo mondo, e al contempo proteggendo l'accesso al focolare domestico da troll, krampus e diavoli in genere.