Negli allegri anni dei Cantagiri e dei Festival Bar, tra i '60 e i '70, si aprivano piste dappertutto anche nei giardini delle seconde case, e non sto scherzando. Quando aprirono lo skilift di Cima Larici, qualcuno stava già pensando di portare una seggiovia anche sul Portule. Essendo un buon sciatore di salita, non mi persi d'animo e alla prima occasione misi in atto un piano; mi accodai ad un'allegra comitiva che saliva lassù per provare per la prima volta la pista. Nella Quatrelle fornita di catene, ma col riscaldamento rotto, ci eravamo assiepati in cinque; al mio fianco un'esile morettina di Padova tipo Francoise Hardy, un genere di donna che all'epoca mi sconvolgeva facilmente gl'inquieti ormoni. Fu dura, il mio piano rischiava di naufragare, ma resistetti. Giunti sul nuovo piazzale del rifugio, agganciati gli sci, siamo saliti con lo skilift sulla cima Larici. Lì salutai la compagnia, pregandoli di passarmi a prendere alle 16.30 al Bivio Galmarara in fondo alla Val d'Assa. Non avevo ancora l'attrezzatura da fuori pista con pelli di foca sintetiche, ma non era così importante. Allora gli sci si usavano lunghi, boni da piantar fasoi; li ho ritrovati recentemente tra le rovine della stalla di nonno Tönle a Canove. È stata una grande emozione, erano i Dynastar MV2 dell'équipe de France: Killy nel gigante, Auger nello speciale, Perillat nella libera, a vincere erano sempre loro. Lo ammetto, sono sempre stato francofilo; così come per le auto, la Quatrelle, la Deux Chevaux e la Diane, le morettine e le biondine.... Così costeggiando le creste raggiunsi facilmente la Bocchetta Renzola, i mughi non erano ancora fastidiosi come oggi. Tolti gli sci e caricati in spalla, ho risalito la cresta del Portule con gli scarponi da discesa allentati; lì la neve è sempre ghiacciata e c'è sempre qualcuno che passando prima di te ha aperto la via. Giunto sulla cima, ho ripreso fiato guardando Cima 12 e immaginando lo zio Albino intento a risalire il versante opposto in canottiera. Riagganciati gli sci, mi sono lasciato andare sulla dorsale del Portule fino alla Bocchetta. Una discesa dolce non impegnativa, tranne il tratto sopra la Malga Portule, in un ambiente impareggiabile, ma lo stato d'animo era da ultima discesa; ero convinto che i miei paesani avrebbero cementificato anche il Portule. Dopo essermi riscaldato in malga accendendo il fuoco, sono sceso per il Basa Senocio; discesa impegnativa con passaggi difficili in una valle stretta tra piccoli abeti, col tempo sempre più invasivi. Al Bivio Galmarara sono arrivato alle 16.30 in punto. Noi montanari siamo sempre puntuali. Ho ripreso il mio posto nella Quatrelle; incrociando lo sguardo della morettina ho notato che era un po' imbronciata ed infreddolita...